È il 27/06/18 e con stanchezza e tanta sfortuna ma altrettanto ingegno e voglia di fare un gruppo di spericolate ragazze si avventura in un’esperienza tutta nuova…
Ore 6.20, anche questa mattina sento la sveglia suonare, un attimo per realizzare che è domenica e che posso ancora continuare a dormire, mi giro la spengo e richiudo gli occhi, ma la sveglia insiste anche se è domenica mi devo alzare presto.
Arrivo alla metro Battistini, di corsa come sempre, ma per fortuna in tempo, tutte e cinque prendiamo la metro, in pochi minuti arriviamo sul treno e li inizia il vero viaggio.Un po’ di tempo ci è voluto, e ancora un po’ stordita scendo dal treno e davanti a me leggo un cartello blu ‘CESANO-FALVATERRA’. Arrivate al posto le emozioni erano un po’ cambiate, sapevamo di dover “esplorare” una grotta e nient’altro più, un po’ di ansia, un po’ di paura, anche un po’ di adrenalina, insomma un mix di emozioni nella testa. Dopo un po’ di attesa ci hanno consegnato tutto il materiale, mute, caschi (con già le torce), delle scarpette e poi gli scarponi.
Ci è voluto un po’ di tempo per cambiarci, tira di qua, spingi di la, qualcosa un po’ troppo stretto, qualcosa un po’ troppo largo ma finalmente dopo qualche minuto eravamo tutte pronte a iniziare questa nostra esplorazione.
Abbiamo iniziato a incamminarci, insieme a una guida, per una stradina, prima una discesa, poi una salita, poi ancora un’altra discesa e poi eccoci li, proprio davanti alla grotta. Entriamo in questa galleria, tutto inizia a farsi più buio, tanto buio, poi più freddo, tanto più freddo e poi e ad un certo punto ci ritroviamo esattamente sopra un ponticello, sotto di noi sentivamo il rumore dell’acqua che scorreva sulle rocce e accese le torce non era più così tanto buio e potevamo ammirare tutto lo splendore della grotta.
Piano piano ci viene spiegato come arrivare fino all’acqua e in generale iniziare l’esplorazione, l’ansia cresceva mano a mano che la fila davanti a noi diminuiva e si avvicinava il nostro turno per scendere, ma alla fine tutte e cinque siamo arrivate.
A primo impatto, e dopo quella piccola “discesa” eravamo convinte che il peggio fosse passato e piano piano camminando sulle rocce avanzavamo sempre di più con l’acqua alle caviglie finché, ad un certo punto, di rocce per camminare non ce ne erano più e d’improvviso eravamo bagnate fino all’ombelico.

L’immersione fu parecchio tragica, era tutto gelido, l’acqua era veramente tanto fredda, un po’ di urli qua e la tra un passo e un altro, ma dopo i primi attimi in acqua le gambe si erano abituate, o almeno non le sentivamo più, e pian piano abbiamo continuato il percorso.Dopo neanche un minuto eravamo già fuori dall’acqua e potevamo tranquillamente continuare a camminare sulle rocce. Camminavamo e camminavamo ormai tranquille quando ad un certo punto davanti a noi vediamo una cascata e legata saldamente in cima una corda che arrivava fino alla base.Avevamo il presentimento che dovessimo usarla per continuare il percorso, diciamo che una parte di noi sperava che tornassimo indietro mentre l’altra che dovessimo arrampicarci su per la cascata con la corda.Una parte di noi aveva ragione, e poco dopo eravamo appese ad una corda con l’acqua limpida che ci scorreva sul viso mentre salivamo su per la cascata.
Arrivate in cima eravamo fiere della nostra “impresa” e con il sorriso abbiamo continuato il percorso che si faceva via via sempre più interessante.
Andando avanti eravamo sempre più curiose di vedere quello che veniva dopo, ed ecco lì ad attenderci un’altra immersione, con l’acqua fino alle spalle dovevamo girare intorno ad una roccia tenendoci salde ad una corda. Passato anche questo pezzo siamo arrivate davanti ad una piccola “spiaggia” dove ci siamo fermate per un po’ e da dove tra uno strillo e un altro ci siamo fatte un bagno. Finito il bagno, super congelate abbiamo iniziato a fare il percorso al contrario per tornare al punto di partenza.

Durante il ritorno siamo state molto più veloci perché oramai avevamo preso più confidenza con l’ambiente. Tra qualche tuffo non previsto, ginocchiate, lividi e graffi siamo arrivate alla cascata che all’andata avevamo risalito con la corda e la guida ci ha proposto di fare un tuffo da lì, e con qualche titubanza e un po’ di paura ci siamo buttate per la cascata in quell’acqua gelida.
PAZZESCO!!…un salto da togliere il fiato, il cuore batteva fortissimo, poi con un urlo siamo saltate giù dalla cascata in quell’acqua gelida, che tra la paura e l’adrenalina neanche ci sembrava più così fredda. Piano piano siamo uscite dall’acqua e tornate a camminare ancora per pochi metri sulle rocce, ripercorriamo i nostri primi passi in quella grotta e tra mille risate siamo risalite su per le rocce fino a raggiungere il ponticello.
Una volta sul ponte, spente le torce, abbiamo iniziato una corsa verso l’uscita, un piccolo puntino di luce che man mano che ci avvicinavamo era sempre più luminoso e poi finalmente la luce!
Poi, bagnate ma felici, dopo esserci strizzate per bene, siamo tornate su per il sentiero da dove eravamo partite. Ci siamo tolte tutto ciò che era bagnato, mute e scarpette varie, abbiamo restituito tutto e finalmente abbiamo mangiato.
Finito il pranzo, dopo un po’ di meritato riposo siamo tornate alla stazione per prendere il treno.
E tra l’attesa per il treno, la stanchezza, metro rotte, tessere smagnetizzate, indecisione, tante cose da progettare e pensare, fame, caldo ma anche tanto tanto divertimento siamo tornate alla metro dove a braccia aperte i capi ci stavano aspettando.

 

        

 

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